Iran, la Cpo Fnsi: «Stop alla violazione dei diritti delle donne»
La Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) e il suo Consiglio per le pari opportunità condannano l’arresto, il 3 novembre, di una studentessa che ha protestato contro il codice di abbigliamento draconiano del Paese spogliandosi fino alla biancheria intima. La Ifj chiede al governo iraniano di rivedere urgentemente i suoi tentativi sistematici di calpestare i diritti delle donne e violare la libertà di espressione e di rilasciare tutti i prigionieri, compresi tutti i giornalisti.
Il 3 novembre, Ahou Daryaei, una studentessa iraniana, si è confrontata con i membri dei volontari paramilitari Basij alla prestigiosa Università islamica Azad di Teheran. I paramilitari l’hanno accusata di vestirsi in modo inappropriato, in particolare il modo in cui indossava il velo. Le hanno strappato il velo e le hanno strappato i vestiti.
In segno di protesta, la studentessa si è tolta i vestiti ed è uscita in strada in mutande. È stata poi caricata su un’auto da uomini in borghese. Secondo il codice di abbigliamento iraniano obbligatorio, le donne devono indossare un velo e abiti larghi in pubblico. Il filmato di Daryaei è stato ampiamente condiviso sui social media e pubblicato da numerosi media in lingua persiana e in tutto il mondo.
«Questo atto è parte di un più ampio modello di repressione contro le donne in Iran, dove le rigide norme che regolano l’abbigliamento servono non solo come strumenti di controllo sociale, ma anche per mettere a tacere il dissenso. Le autorità iraniane – sottolinea Maria Angeles Samperio, presidente del Consiglio di Genere di Ifj – hanno costantemente risposto alle espressioni di libertà con brutalità, soffocando le voci che sfidano le norme oppressive. Come Federazione che promuove i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, chiediamo alle autorità iraniane di porre fine alla violazione dei diritti delle donne».
La Commissione Pari Opportunità della Fnsi aderisce all’appello della Federazione internazionale, di cui è parte, e chiede a tutti i media italiani «di sostenere una campagna per la liberazione della studentessa, di cui si hanno notizie molto sommarie e sulla cui incolumità ci sono fondati timori».