Morrione: «È un’opportunità poter lavorare a un livello così alto»
Il Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo torna a Torino, da mercoledì 23 a sabato 26 ottobre con le sue Giornate, organizzate dall’associazione Amici di Roberto Morrione, in collaborazione con la Rai.
Il tema quest’anno è “Nonostante tutto. Il giornalismo che non muore“ e verrà sviluppato durante le quattro giornate con incontri, dibattiti, proiezioni, momenti di confronto aperti al pubblico, tutti a ingresso gratuito, per comprendere il ruolo odierno del giornalismo investigativo in un contesto internazionale e nazionale segnato da conflitti, guerre e crisi umanitarie e dove, tra minacce, precariato e bavagli, spesso i giornalisti diventano bersagli da colpire.
Per raccontare più da vicino il premio, siamo andati a conoscere i colleghi autori delle inchieste.
«Sia io sia Egle – racconta Antonia Ferri, autrice di un’inchiesta con Arianna Egle Ventre – ci siamo avvicinate con la scuola di giornalismo Lelio Basso di Roma, due anni fa; nello specifico il nostro ambito sono le migrazioni. Il nostro è un approccio da giornalismo freelance, collettivo, facciamo parte di rete Fada e ci supportiamo su lavori lunghi e inchieste. Il nostro primo lavoro a scuola fu lo sgombero dei campi rom a Roma. La nostra inchiesta parte da un caso di cronaca e si allarga al tema della salute mentale, nonché a quanto le politiche governative possano impattare sulla salute psicologica. È stato un lavoro di continuo scavo, fatto sul campo, parlando con le persone. Il Morrione ci ha avvicinato molto al lavoro video; per entrambe è stata una grande scoperta e palestra per implementare una serie di tecniche come il montaggio e la ripresa. Per il futuro quello che vogliamo fare è continuare insieme su questi temi con il mezzo video, focalizzandoci su reportage e inchieste. Per esempio, la questione albanese è all’orizzonte, potrebbe essere interessante approfondirla».
Un’altra finalista di questa edizione del Morrione è Roberta Lancellotti, già lo scorso anno tra le finaliste e oggi redattrice a La7 per L’aria che tira. I due colleghi dell’inchiesta sono Edoardo Anziano e Francesca Cicculli, entrambi impegnato con Irpi: «Questo lavoro è una novità per tutti – spiega Lancellotti -, io non avevo mai fatto inchiesta, loro non avevano mai fatto lavori video, quindi ci siamo uniti nelle differenze ed è stato utile. La proposta è arrivata da loro, che avevano iniziato a cercare storie sull’aspetto della salute mentale, ed in particolare sulle piattaforme online che trattano la salute mentale; è stata una bella sfida, su due fronti: da un lato un tema tecnico, quindi rischiava di apparire un po’ freddo, dall’altro ci siamo resi conto di maneggiare un argomento molto delicato, quindi abbiamo sentito la responsabilità delle storie che stavamo raccontando, ma abbiamo trovato molta disponibilità. In definitiva devo dire che si tratta di un’inchiesta che lavora su due filoni, dati e diritti».
Il terzo finalista è Iacopo Valori: «Il mio percorso – ci spiega – è un po’ atipico, anche se sono sempre stato appassionato al giornalismo, soprattutto televisivo. Ho studiato scienze naturali a Torino perché pensavo di fare l’etologo, poi negli anni ho capito che il mondo accademico scientifico non faceva per me, mi sono laureato nel periodo del Covid e per caso con un amico che stava producendo un podcast mi sono ritrovato a dargli una mano. Da lì è partito tutto, mi sono ritrovato a fare il redattore per Pablo Trincia per un podcast e ho lavorato con Michele Santoro a Servizio Pubblico. Lì ho imparato tantissimo, ora sono a Far West su Rai 3. L’esperienza con il Morrione è stata importante, devo ringraziare in particolare la mia tutor Giulia Bosetti e tutto il gruppo di lavoro, per l’opportunità di lavorare ad un livello così alto».
Beatrice Petrella è la quarta finalista che abbiamo intervistato: «Attualmente – ci ha detto – lavoro come giornalista e realizzo podcast. Mi occupo di eredità digitale, del futuro dei nostri dati e del rapporto della nostra società con il lutto e la morte. Sapevo da sempre di voler fare la giornalista, ho avuto un’esperienza con Radio Luiss e il mondo dell’audio mi ha sempre affascinato, poi ho collaborato con The Vision, dove seguivo in particolare il podcast e la newsletter. Ho inoltre collaborato con Domani sul tema della libertà di stampa a Malta, che è stato anche il focus della mia tesi magistrale. Questi sono i temi di cui mi occupo più spesso, quindi stato di diritto, esteri e libertà di stampa. Riguardo al Morrione è stata una bella possibilità, un’occasione per lavorare in autonomia e un’opportunità di essere seguita molto bene; questo mi ha permesso di affiancarmi a persone da cui ho imparato molto, è stato un momento di svolta per me, perché ho appreso spunti e nozioni nuovo per avvicinarmi a diventare sempre di più il tipo di giornalista che speravo di diventare. Per realizzare l’inchiesta mi sono infiltrata all’interno di una comunità chiusa ed è stato un processo interessante, che rifarei. Sarà un audio e spero che chi ascolterà potrà apprezzare».
Una delle novità di quest’anno, infine, è il Premio Riccardo Laganà Biodiversity, Sustainability, Animal Welfare. Fortemente voluto dalla Rai e affidato all’associazione Amici di Roberto Morrione; questo Premio è nato su sollecitazione di familiari, amici e colleghi per ricordare Riccardo Laganà, Consigliere d’Amministrazione della Rai, morto improvvisamente nell’agosto 2023. Alla sua prima edizione, il premio è stato assegnato a Caterina Tarquini e Francesca Sapio, autrici di un progetto d’inchiesta selezionato da un’apposita giuria presieduta dalla giornalista e autrice tv Sabrina Giannini tra quelli a tema ambientale e animalista candidati al Premio Morrione.
«Io e Francesca – ci racconta Caterina Tarquini – abbiamo frequentato lo stesso Liceo, poi ci siamo perse di vista e ci siamo riavvicinate recentemente, scoprendo di aver fatto un percorso simile. Io vengo da studi giuridici, poi ho capito preso di non voler proseguire con la carriera legale e ho sempre avuto l’idea di voler raccontare storie di persone, di realtà; ho lavorato al giornale online La Svolta, poi greenMe, dove mi sono occupata di temi ambientali, specializzandomi su quelle tematiche. Sto anche facendo un dottorato di ricerca in bioetica informatica giuridica, quindi mi capita di stare a contatto anche con l’ambito accademico sulle tematiche ambientali. Il Morrione è stata una bellissima esperienza, abbiamo avvertito una certa responsabilità, essendo vincitrici della prima edizione del premio Laganà. È stato un lavoro complesso, non avevamo mai svolto un vero e proprio progetto di inchiesta, solo qualche reportage; la tematica è molto articolata, ma abbiamo cercato di rappresentarla a tutto tondo, raccontando l’universo degli animali esotici e delle disposizioni di legge rispetto agli allevamenti, alle fiere, al tema sanitario e della salute pubblica, raccontando sia la questione legale e commerciale, sia le differenze tra Paese e Paese e la dimensione dell’online».