Al Premio Morrione vince l’inchiesta podcast di Beatrice Petrella
Si è concluso sabato il Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo, che la scorsa settimana ha portato Torino quattro giornate di incontri, dibattiti, proiezioni, momenti di confronto, per comprendere il ruolo odierno del giornalismo investigativo in un contesto internazionale e nazionale segnato da conflitti, guerre e crisi umanitarie e dove, tra minacce, precariato e bavagli, spesso i giornalisti diventano bersagli da colpire.
Il tema quest’anno è stato “Nonostante tutto. Il giornalismo che non muore“, raccontato attraverso le parole di Don Luigi Ciotti, “padrone di casa” alla Fabbrica delle “e” del Gruppo Abele: «Il giornalismo d’inchiesta – ha detto – rende un servizio prezioso alla società, che è chiamata dunque a tutelarlo e promuoverlo. Perché se è vero che “il giornalismo non muore”, muoiono però ancora troppi giornalisti al giorno d’oggi, nei contesti di guerra, di criminalità organizzata, di corruzione pubblica e dittatura. Altri non muoiono ma vengono imbavagliati, minacciati, resi inoffensivi attraverso sanzioni onerose che li obbligano al silenzio.Ovunque l’indipendenza dell’informazione è messa in crisi, non soltanto dai poteri illegali ma anche da quelli legali che temono di vedere smascherati abusi, inadempienze e il tradimento del proprio ruolo. Senza contare la fragilità»
Tra e le inchieste finaliste a vincere la tredicesima edizione è Oltre, inchiesta podcast di Beatrice Petrella, che ci aveva raccontato questo qualche giorno prima del premio: «Attualmente – ci ha detto – lavoro come giornalista e realizzo podcast. Mi occupo di eredità digitale, del futuro dei nostri dati e del rapporto della nostra società con il lutto e la morte. Sapevo da sempre di voler fare la giornalista, ho avuto un’esperienza con Radio Luiss e il mondo dell’audio mi ha sempre affascinato, poi ho collaborato con The Vision, dove seguivo in particolare il podcast e la newsletter. Ho inoltre collaborato con Domani sul tema della libertà di stampa a Malta, che è stato anche il focus della mia tesi magistrale. Questi sono i temi di cui mi occupo più spesso, quindi stato di diritto, esteri e libertà di stampa. Riguardo al Morrione è stata una bella possibilità, un’occasione per lavorare in autonomia e un’opportunità di essere seguita molto bene; questo mi ha permesso di affiancarmi a persone da cui ho imparato molto, è stato un momento di svolta per me, perché ho appreso spunti e nozioni nuovo per avvicinarmi a diventare sempre di più il tipo di giornalista che speravo di diventare. Per realizzare l’inchiesta mi sono infiltrata all’interno di una comunità chiusa ed è stato un processo interessante, che rifarei. Sarà un audio e spero che chi ascolterà potrà apprezzare».