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EDITORIA

02/12/2024

Il 4 dicembre al Palazzo della regione l’Osservatorio Antidiscriminazioni

Ora, l’Osservatorio Regionale Antidiscriminazioni, sostenuto da un accordo tra Università di Torino, Cirsde e Regione Piemonte, su iniziativa di GiULiA Giornaliste del Piemonte, ha concluso il secondo round della ricerca che aggiorna e mette a fuoco come i media locali piemontesi – carta stampata, tv e web –  rappresentano le discriminazioni, in particolare in merito a donne, pari opportunità e disabilità: ambiti indicati come centrali dall’articolo 19 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea.

La ricerca sarà presentata il 4 dicembre al Palazzo della Regione Piemonte.

Ne abbiamo parlato con Stefanella Campana, direttivo nazionale Giulia – Giornaliste e Marinella Belluati, docente di analisi dei media del Dipartimento Culture Politica e Società, Università di Torino.

«Questi eventi – spiega Campana – sono momenti di incontro e confronto in cui cerchiamo di far conoscere i dati del report, in tre luoghi diversi per divulgare al meglio la realtà dell’informazione locale. In questa ricerca, rispetto al passato, abbiamo analizzato anche i giornali online, cercando di capire quanto l’informazione sul web fosse diversa rispetto a quella tradizionale; è emerso che sul web c’è minore attenzione al senso di comunità e alle sue dinamiche, ci sono invece logiche più tipiche dei grandi mezzi di comunicazione».

«Tra le altre cose – continua Campana – dalla ricerca emerge ancora una volta che ci sono più identità sul territorio che in qualche modo si conservano. Torino risulta essere più attenta al tema di genere, mentre Novara e Vercelli hanno maggiore attenzione ai temi della disabilità. In questa edizione abbiamo analizzato un totale di 19 testate locali e i servizi del TGR Piemonte, per un totale di 6.346 articoli, monitorati dal 1° novembre 2023 al 31 luglio 2024, tenendo conto che in quel lasso di tempo ci sono state anche le elezioni, da cui sono emersi altri dati interessanti».

«Come Giulia Giornaliste – conclude – abbiamo realizzato anche interviste a giornalisti e giornaliste interessati e interessate a questi temi e per esempio sul tema dell’intelligenza artificiale è emerso che i media locali potrebbero essere laboratori per un utilizzo corretto ed equilibrato del mezzo. Tra gli altri temi emersi: linguaggio, diritti, società multi-etnica, tema del precariato, parlando con chi fa le notizie, per comprendere ancora meglio e in modo più approfondito il giornalismo locale. Da un lato si capisce che c’è uno sforzo positivo, una maggiore attenzione al linguaggio, anche sull’abilismo, i passi positivi insomma ci sono, ma c’è ancora bisogno di fare meglio e di più, per questo crediamo molto nel lavoro dell’osservatorio come momento di stimolo e attenzione, nonché come strumento che possa dare spunti di discussione e approfondimento, strutturando un confronto tra colleghi e colleghe».

Con Belluati riprendiamo proprio dal tema del precariato e della difficoltà di fare realmente inclusione a tutti i livelli: «È difficile in generale – ci dice -, ma nel locale lo è ancora di più; per paradosso, però, essendo redazioni più in difficoltà, si creano anche aperture talvolta involontarie, per esempio nel numero di donne impiegate. Questo potrebbe avere anche una ricaduta».

Riguardo a temi quali integrazione, inclusione, diversity, «abbiamo riscontrato che sono argomenti di comunità; il fatto di occuparsene è un importante spunto di riflessione e l’informazione locale è una buona risorsa da questo punto di vista».

Belluati torna anche sul tema dell’online: «È una rivoluzione potentissima, non solo tecnologica, perché si fanno le cose più velocemente e c’è quindi anche una ricaduta operativa proprio nell’immaginare il giornalismo, ma come ogni forza rivoluzionaria talvolta spazza anche via le tradizioni consolidate. Nell’online viene meno quel senso di comunità di cui si parlava, in favore delle metriche, quindi di un maggiore sensazionalismo».

«Abbiamo notato anche – conclude Belluati – che c’è una differenza tra generazioni, tra chi si occupa del cartaceo, ovvero maggiormente i giornalisti della “vecchia scuola” e chi si occupa dell’online, la maggior parte giovani giornalisti. Nel complesso abbiamo visto però che la situazione non è così negativa, anzi abbiamo visto anche un miglioramento nell’utilizzo del linguaggio, si fanno meno errori rispetto al passato. C’è anche maggiore attenzione rivolta al dibattito pubblico, che ha permeato la società e l’informazione, cambiandole in direzione di una maggiore cura per quello che si dice e per come lo si dice».

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