Papa Francesco contro la disinformazione. A lui il premio “È giornalismo”
Il Papa ha ricevuto il premio È giornalismo. Il riconoscimento, fondato nel 1995 da Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Giancarlo Aneri, vede in giuria lo stesso Aneri, Giulio Anselmi, Mario Calabresi, Paolo Mieli, Gianni Riotta, Gian Antonio Stella. A lui vanno le congratulazioni di Adnkronos: «Un esempio per chi come noi è impegnato sul fronte della verità».
«Quella di conferire il riconoscimento È giornalismo al Papa è una scelta che si inquadra perfettamente in quello che si erano posti Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Giancarlo Aneri quando fondarono il Premio nel lontano 1995: aiutare il giornalismo ad essere più consapevole del suo ruolo di libera espressione e di contributo alla costruzione della giustizia attraverso il servizio alla verità – si legge nel comunicato diffuso dai promotori dell’iniziativa – Con il suo messaggio Papa Francesco interpreta, unica voce, il coraggio di usare il dialogo per dire parole di pace».
Nell’occasione il Papa ha denunciato i danni della disinformazione: «È uno dei peccati del giornalismo, che sono quattro: la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia (a volte si usa questo); la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie, lo scandalo vende. La disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo».
«Il motivo che mi ha spinto ad accettare questo premio è l’urgenza di una comunicazione costruttiva, che favorisca la cultura dell’incontro e non dello scontro; la cultura della pace e non della guerra; la cultura dell’apertura verso l’altro e non del pregiudizio. […] C’è bisogno di diffondere una cultura dell’incontro, una cultura del dialogo, una cultura dell’ascolto dell’altro e delle sue ragioni. La cultura digitale ci ha portato tante nuove possibilità di scambio, ma rischia anche di trasformare la comunicazione in slogan. No, la comunicazione è sempre andata e ritorno. Io dico, ascolto e rispondo, ma sempre dialogo. Non è uno slogan».