
Patriot. La mia storia, di Alexei Navalny, a Torino il 27 febbraio
Giovedì 27 febbraio alle ore 17.30, presso il Consiglio regionale del Piemonte Palazzo Lascaris (Sala Viglione | via Alfieri 15, Torino), l’Associazione culturale Vera Nocentini, nel primo anniversario della morte di Alexei Navalny, organizza un’occasione di riflessione a partire dalla presentazione del libro Patriot. La mia storia (Mondadori, 2024).
Tra i saluti istituzionali interverranno Davide Nicco, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Giampiero Leo, Componente del Comitato Diritti Umani e Civili, Stefano Tallia, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Tra gli interventi Anna Zafesova, Giornalista de “La Stampa”. Modera l’evento Tommaso Panero, Vicepresidente Associazione culturale Vera Nocentini. Letture a cura della Comunità dei Russi Liberi Torino.
L’evento ha il patrocinio di Comitato diritti umani del Consiglio regionale del Piemonte e dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ed è a cura di Associazione culturale Vera Nocentini. In collaborazione con: Comunità dei Russi Liberi Torino, Memorial, Fondo Alberto e Angelica Musy, Mondadori.
Navalny ha iniziato a scrivere Patriot nel 2020, poco dopo l’avvelenamento che gli è quasi costato la vita. Il libro racconta tutta la sua storia: la gioventù, il momento in cui ha sentito l’esigenza di dedicarsi all’attivismo, il matrimonio e la famiglia, l’impegno con il quale ha sfidato una superpotenza mondiale determinata a ridurlo al silenzio e la sua ferma convinzione che non sia possibile resistere al cambiamento, che il cambiamento arriverà.
Con dovizia di dettagli avvincenti, che includono anche lettere inedite dalla prigione, Navalny racconta, tra le altre cose, la sua carriera politica, i diversi attentati alla sua vita e a quella delle persone a lui più vicine, e l’incessante campagna che, con il suo team, ha condotto contro un regime sempre più dittatoriale. Scritto con la passione, l’acume, la schiettezza e il coraggio per i quali Navalny era giustamente acclamato, Patriot è la sua ultima lettera al mondo: un resoconto toccante degli ultimi anni trascorsi nel più brutale carcere al mondo, un memento dei motivi per i quali i principi di libertà individuale sono irrinunciabili, una pressante esortazione a continuare il lavoro per il quale Navalny ha dato la vita.
«Questo libro – ha detto Yulia Navalnaya – è una testimonianza non solo della vita di Alexei, ma anche del suo incrollabile impegno nella lotta contro la dittatura, una lotta alla quale ha sacrificato tutto, compresa la sua vita. Grazie a queste pagine, i lettori impareranno a conoscere l’uomo che amavo profondamente, un uomo di integrità e coraggio assoluti. Raccontare la sua vita è un modo per onorare la sua memoria e ispirare altri a combattere per ciò che è giusto e a non perdere mai di vista i valori che contano davvero».
Di questi valori e molto altro abbiamo dialogato con Marcella Filippa, direttrice della Fondazione Vera Nocentini, che ci ha spiegato l’obiettivo con cui è nato questo incontro: «A un anno dalla morte di Navalny abbiamo voluto organizzare un appuntamento a partire dal libro Patriot. Il motivo è che come Associazione da anni ci occupiamo di diritti umani e volevamo riflettere su questa figura molto discussa, ma che è stata certamente uno dei più importanti oppositori al regime, nonché un blogger, che è un aspetto molto importante, perché ha trovato attraverso il suo blog l’incontro con centinaia di persone».
«Crediamo – ha proseguito Filippa – che l’intervento Anna Zafesova sarà fondamentale, perché da tempo si occupa di questi temi e ha una visione articolata della situazione in Russia, anche rispetto all’attualità. In questo momento così delicato dal punto di vista geopolitico crediamo che riflettere su un oppositore sia doveroso e interessante, per capire cosa sta succedendo in Russia e comprendere meglio la condizione in cui si trovano i detenuti, soprattutto in tema di diritti umani in zone particolarmente calde».
«Nell’anniversario della morte di Navalny – conclude Filippa – moltissimi russi di generazioni differenti hanno sfidato il regime andando sulla sua tomba; credo sia stato un segnale di quanto fosse riconosciuto nel suo Paese; un altro tema importante riguarda la testimonianza di due donne importanti nella sua vita come Yulia Navalnaya e sua madre, che ha molto rischiato pretendendo la restituzione del corpo del figlio per dargli una degna sepoltura. Credo sia importante sottolineare che ancora una volta due donne sia siano fatte portavoce di questa memoria e testimonianza».