radio veronica one
EDITORIA

23/04/2024

Radio Veronica One, Colombo: «In radio si deve dare ritmo alla notizia»

Prosegue il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i media locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica che vi accompagnerà in un percorso alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadiniDopo le prime puntate dedicate a giornali cartacei, prosegue il nostro viaggio dedicato alle tv e alle radio. Nelle ultime settimane abbiamo raccontato Grp Televisione e Radio Beckwith. Ora è la volta di Radio Veronica One.

Radio Veronica One (oggi Veronica One Hit Station) è una storica emittente radiofonica piemontese, attiva dal 1976. Nel 1990 viene rilevata dall’imprenditore Giovanni Pinna che nel tempo ne ha ingrandito la sua copertura in modulazione di frequenza, assumendo le caratteristiche di un’emittente radiofonica regionale.

La zona di copertura interessa il Piemonte. Da gennaio 2021, Benny Castelli è il direttore artistico e l’emittente prende la denominazione “Hit Station” perdendo il prefisso “Radio”, declamata durante la messa in onda e nei jingle liners, con l’aggiunta di un nuovo claim/motto: “Play The One”.

Da sempre è una delle radio più ascoltate del Piemonte, ha ospitato i più grandi artisti del mondo dello spettacolo, e segue costantemente i grandi eventi del Piemonte e in particolare di Torino.

Nel press team ci sono Valentina Mansone e Alessandro Colombo; con lui abbiamo parlato del mondo radio e della sua esperienza:

«La redazione – ci dice – è composta da tre giornalisti: oltre a me e Valentina Mansone, la direttrice Paola Barbero. In tutto abbiamo nove edizioni quotidiane di Giornale Radio, ma abbiamo anche trasmissioni di approfondimento in diretta: per esempio nella fascia mattutina, condotta da Sergio Melito, interveniamo con quattro interventi da circa cinque minuti, nei quali parliamo di argomenti di attualità, regionali, nazionali o internazionali. A questi interventi si aggiungono le breaking news da due minuti e mezzo che si succedono nel corso della giornata».

«Tra le altre, poi, c’è una trasmissione dedicata a libri la domenica mattina intorno alle 11.40, dove ci alterniamo: si chiama “a tutto volume” e presentiamo un libro intervistando l’autore o l’autrice. Realizziamo inoltre interviste telefoniche o in esterna, seguiamo conferenze stampa, poi rientriamo in redazione carichiamo i servizi».

«Ogni Gr – continua Colombo – dura 3 minuti e 30 circa al mattino, mentre le altre edizioni circa 2 minuti e 30. In radio sono tanti, è un esercizio non semplice trovare il giusto ritmo per comunicare la notizia in modo essenziale e interessante».

I Gr, spiega Colombo comunicano principalmente l’informazione locale: «Avendo nove edizioni cerchiamo di dare il più alto numero possibile di notizie. Si apre con la notizia del giorno in apertura e da lì si parte con tutte le altre sulla base della rilevanza».

Colombo fa radio da vent’anni, allora gli chiediamo come è cambiato questo mondo negli anni: «Il modo di fare radio tutto sommato – per la parte giornalistica – non trovo abbia subito grandi cambiamenti. Il giornalismo radiofonico è complicato, devi essere sintetico, completo e dare ritmo, devi trovare il modo giusto di raccontare la notizia, questa la difficoltà».

«La tecnologia – continua – è certamente venuta in soccorso, lo smartphone è stata una rivoluzione, ora registriamo interviste e li giriamo direttamente ai colleghi in redazione, quando ho iniziato nel 2005 avevamo ancora i mangia-nastri per le cassette, si doveva rientrare, scaricare, tagliare. Il digitale è stato una rivoluzione».

Anche il rapporto con il pubblico è importante: «Arrivano molti messaggi da parte del pubblico, soprattutto su temi più leggeri o locali, che attirano di più, mentre su temi più alti c’è più ascolto e meno coinvolgimento. La radio è estremamente piacevole per me come strumento. I sondaggi dicono che le persone hanno molta fiducia nell’informazione radiofonica, è un mezzo particolare, un lavoro divertente che ti insegna a parlare e quanto il tempo possa essere lungo: se pensi a un minuto, prova a metterti davanti a un microfono… La radio cambia la concezione del tempo e con essa cambia la costruzione della notizia, ma i criteri giornalistici restano sempre quelli: sintesi, rilevanza, completezza e ritmo».

«A tutti i giovani colleghi che si affacciano al mondo del giornalismo consiglio di passare dalla radio, perché è una palestra eccezionale: insegna la chiarezza e il contatto continuo con il pubblico, che magari non risponde, ma ti ascolta, sempre con un’attenzione alta che non ti permette pause. In radio la notizia deve assumere una sua musicalità, altrimenti diventa noiosa».

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