Restek: «Fotoreporter? Le foto sono l’ultima cosa, prima si studia il contesto»
Con La solitudine della verità, in viaggio tra le Ombre della guerra, Andreja Restek ci conduce attraverso un viaggio personale e commovente, dall’infanzia trascorsa in un piccolo paese, dove la realtà spesso sembrava priva di pietà, fino alla sua ascesa come fotoreporter di guerra di fama internazionale.
Attraverso il suo obiettivo, testimonia e documenta le atrocità e le sfide umane dei conflitti che hanno scosso il mondo. Andreja esplora temi fondamentali come l’onestà, la capacità di analisi critica, il rispetto, l’integrità morale e lo straordinario temperamento necessario per diventare autentici.
La sua storia personale è un esempio tangibile di determinazione e impegno e dimostra che ogni obiettivo è realizzabile con la giusta volontà. Quest’autobiografia non è solo una storia di crescita personale e professionale, ma anche un’esplorazione profonda dell’impatto della guerra sull’umanità. Un viaggio emozionante che celebra la resilienza e la fermezza, dimostrando che, nonostante le partenze, le esperienze vissute e le sfide affrontate, ogni angolo del mondo può plasmare destini straordinari.
Abbiamo intervistato Andreja Restek a partire dalla sua storia professionale: lei è una giornalista fotoreporter vive a Torino. Fondatrice di APR news, si occupa del terrorismo globale, traffici illeciti e diritti umani. Iscritta all’Albo dei giornalisti, è membro di IFJ e Environmental Peacebuilding. Con oltre 20 anni di esperienza ha testimoniato e testimonia eventi nei Paesi del terzo mondo, specialmente in zone di conflitto. Ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali ed esposto le sue opere in mostre in tutto il mondo.
«In questo libro – ci racconta – condivido la mia esperienza di crescita, da bambina a fotoreporter, attraversando le varie tappe della mia vita: dall’infanzia ai momenti di sfida, le guerre, le fughe, la fame, fino al mio percorso di riscatto. Durante questo cammino, ho visto delle atrocità, ho avuto l’opportunità di incontrare molte persone, donne, uomini e bambini, soldati, trafficanti e persino presidenti. Questi incontri mi hanno permesso di scoprire che, nonostante le barriere culturali e geografiche, le storie-umane presentano sorprendenti similitudini e talvolta si intrecciano in modi inaspettati».
«Il libro – continua – è diviso in due parti, nella prima parte racconto le mie radici, le mie origini, da dove arrivo, parlo di me stessa e della vita non facile he ho vissuto. Nella seconda parte racconto l’Ucraina, la Siria, l’Africa, la tremenda realtà dei trafficanti di organi e di armi. C’è tutto, c’è la mia visione delle guerre, l’incontro con i rifugiati, i profughi, le rotte dei Balcani. Esserci e documentarlo, viverlo, è molto diverso da vedere le immagini in televisione».
«Dove sono nata io – ci spiega – era vietato sognare. Tutto questo è importante perché sovente incontro ragazzi e ragazze nelle scuole che non vedono la speranza, per cui vorrei far capire che indipendentemente da tutto, se sei fedele a te stesso puoi fare grandi cose se le fai con rispetto e bene. Puoi essere ciò che vuoi, indipendentemente da dove parti».
Come si diventa fotoreporter? «Lo sono diventata step by step: quando si fa questo lavoro la fotografia è l’ultima cosa, la cosa importante è studiare e conoscere bene la storia, la geopolitica, se no si diventa turisti di guerra senza un contesto. Per vedere veramente, serve molto di più di una foto, servono scatti di attimi, non c’è posa, si deve osservare e scattare. Ai giovani consiglio di chiedersi sempre perché, essere molto curiosi e non superficiali, il mondo è fatto dalle persone, perciò si deve stare in ascolto delle persone. Le persone quando accettano di farsi fotografare ti concedono il loro ultimo bene: la loro storia, per questo il rispetto deve essere una guida, non si può pretendere nulla».
Cosa significa fare la fotoreporter? «Tutti i luoghi in cui sono stata mi hanno lasciato un segno, non si può restare indifferenti, sono viaggi senza ritorno, non si torna mai da lì per davvero; questo non è un lavoro bello, ma un lavoro dove devi capire che al ritorno ci metterai tanto a riprendere la vita quotidiana e forse non riuscirai mai davvero a farlo, perché si ha a che fare con le vite delle persone, non con i numeri».
Un’ultima riflessione: «Quello che conta è sempre il cuore, l’onestà, il rispetto che mettiamo in ogni cosa che facciamo; abbiamo davvero l’opportunità nel nostro piccolo di cambiare questo mondo, qualche volta sembra che non possiamo fare nulla, ma ogni cambiamento è una grande onda, siamo importanti anche se a volte ci sentiamo impotenti».
Eugenio Giannetta
I prossimi incontri delle presentazioni del libro di Andreja Restek
Torino – Mercoledì 20 marzo alle 18.00 presso l’Ordine Dei Giornalisti Torino.
Villarbasse (To) – Sabato 23 marzo alle 17 presso la sala consiliare, sopra la biblioteca comunale.
Vercelli – Venerdì 5 aprile alle 18 presso l’ANPI in via Stara 2.
Pavia – Lunedì – 8 aprile ore 21,00 presso Collegio Cairoli
Piossasco – Domenica – 30 giugno alle 18,00 presso Casa Lajolo