Stampa locale piemontese tra passato e futuro
Una transizione in corso, una sfida che si può vincere
La stampa locale piemontese è viva e vitale. Ha già attraversato forti momenti di crisi e di ricambio ma ogni volta li ha saputi affrontare e superare. La transizione tuttora in corso richiede impegno e capacità di gestire i cambiamenti ma non spaventa e si può vincere. E la profezia di Philip Meyer, che in Vanishing Newspaper preconizzava per il 2040 l’ultima copia cartacea del New York Times, forse non la riguarderà.
È il quadro emerso dall’incontro «La stampa locale piemontese tra passato e futuro», che martedì 4 giugno ha visto confrontarsi a Palazzo Ceriana-Mayneri editori e direttori delle testate locali piemontesi insieme al presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Stefano Tallia. L’occasione era la presentazione della ricerca realizzata da Roberto Moisio per il Centro Pestelli a quasi trent’anni da quella commissionata nel 1995 dall’Associazione Stampa Subalpina all’Università di Torino e curata dal sociologo Franco Marletti. Tallia: «Allora il Piemonte aprì a livello nazionale la stagione dei diritti che portò all’applicazione dei contratti giornalistici anche nella stampa locale. Poi è cambiato tutto. L’avvento di internet e dei social. La crisi mondiale del 2008 che fece dell’editoria il settore percentualmente più colpito. L’affacciarsi delle testate native digitali. Interrogarsi sul futuro dell’editoria locale è quindi fondamentale perché rappresenta la voce dei territori».
Giorgio Levi, presidente del Pestelli, ha sottolineato l’opera del Centro per gli studi e approfondimenti sul giornalismo ai quali si aggiunge ora questa ricerca. Una «fotografia fatta con un drone», come la definisce lo stesso Moisio. I dati sulla stampa locale piemontese parlano di una contrazione in linea con la tendenza generale. Dalle 600mila copie settimanali, 73 testate locali e 1,8 milioni di lettori del 1995 si è scesi nel 2023 a 400mila copie, 53 testate e 1,4 milioni di lettori. «Ma le testate locali hanno assorbito meglio dei quotidiani nazionali il crollo post-pandemico», osserva Moisio. «E il sentiment che si rileva nelle interviste a direttori ed editori è quello di resistere e portare a termine una transizione ancora non compiuta». Su cui pesano però ulteriori variabili come la progressiva scomparsa delle edicole e la morìa di esercizi che garantivano il gettito pubblicitario.
Oggi presidente dell’Associazione Stampa Subalpina, Silvano Esposito è stato a lungo direttore del bisettimanale “Il Biellese”: «Con 170 professionisti nel 1995 le redazioni dei locali erano il vero “secondo quotidiano piemontese”. La crisi non è passata, e lo vediamo anche dalle vertenze sindacali aperte che oggi sono esclusivamente la difesa dello status quo. Oggi si deve lottare con la scomparsa
delle edicole, i costi delle spedizioni in abbonamento e il fatto che i giovani non leggono più i giornali. Il problema è quindi come garantire una remunerabilità adeguata con il solo online». Fra i primi ad avere affrontato la transizione sono i periodici cattolici piemontesi: 18 testate legate alle diocesi, molte con più di un secolo di vita, un panorama unico in Italia e che per questo ha sempre fatto scuola a livello nazionale. Chiara Genisio, direttrice Agenzia giornali diocesani del Piemonte e vicepresidente Fisc: «Stiamo implementando video e podcast per governare la transizione. Lavoriamo oggi affinché fra 10 anni ci sia ancora informazione di qualità. Ma certo con remunerazioni a 3 € ad articolo, nessuno può fare seriamente il mestiere di giornalista. Per fortuna la nuova legge finanziaria eroga aiuti solo finalizzati all’assunzione di giornalisti».
Visioni differenti ma nessun pessimismo anche da parte degli editori. Emanuele Giachino, editore del bisettimanale Il Monferrato: «Oggi la sfida è continuare a poter dare notizie non imbavagliate da troppa privacy, arginare la pratica scorretta di trasformare le società editrici in fondazioni no-profit per accedere ai contributi governativi e affrontare a livello europeo il problema del mancato riconoscimento del copyright
sulle notizie che alimentano il saccheggio in rete». Enrico Anghilante, editore del Gruppo More News, già 24 anni fa con Sanremo News ha puntato sul mercato del “digitale puro” e oggi pubblica 31 testate online in tutta Italia, ultima acquisizione a Mantova. «Il punto di caduta per la sostenibilità – spiega – è un euro di raccolta pubblicitaria per abitante del proprio territorio. Il settore è quindi ancora in una malattia di non equilibrio. Così oggi stiamo attuando un disegno progettato tre anni fa che prevede che TeleGranda dal prossimo 11 settembre diventi smart tv digitale, la produzione interna di contenuti video da parte di una nostra casa di produzione, la vendita di servizi online a valore aggiunto come il corso per i consiglieri comunali neo-eletti – acquistabile online – e l’ingresso nella progettualità sportiva con quote societarie di squadre in quattro regioni».
Barbara Pasqua dirige TargatoCn e coordina le 31 testate del network More News: «Diamo lavoro a 150 persone, tutti bravi professionisti e collaboratori seri. Ma fare un giornale online richiede di districarsi nella giungla di informazioni in arrivo, per poter esercitare la funzione sociale del dare voce a tutti. Oggi i giovani non leggono più i giornali e non vogliono più fare il giornalista perché la figura del giornalista è diventata invisibile. La sfida dell’online è proprio quella di ritrovare il rapporto con il lettore». Un rapporto che, in certi territori, sembra invece non essersi mai incrinato e sfidare i cambiamenti. Tiziana Amodei dirige il settimanale Eco Risveglio Settimanale che nel Verbano e Ossola esce dal 1945: «Siamo ancora forti in edicola. Nei piccoli centri di montagna lo si legge nei bar e nei circoli. Certo, la sfida è intercettare le nuove generazioni e il pubblico dei social, delle scuole e realtà giovanili. Ma entrare nelle case dei piccoli paesi è il vero riscontro di come un giornale riesca ad essere voce di tutti. Qui vale ancora il detto “Se non l’ho letto sull’Eco, la notizia non è vera”». Che, in epoca di fake news e di incombente intelligenza artificiale, è un tema più aperto che mai.
Nicola Gallino