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EDITORIA

15/01/2024

Tiziana Amodei, Eco Risveglio: «Siamo il giornale della gente»

Riprende anche per il 2024 il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i giornali locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica settimanale che vi accompagnerà per i prossimi venerdì in un percorso alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadiniQuesta è la volta di Eco Risveglio.

L’informazione nel Verbano Cusio Ossola e Alto Novarese con notizie online e bisettimanale cartaceo ha un nome: Eco Risveglio, un giornale locale con edizioni a Verbania e Omegna, Arona e Borgomanero e direttore dal 2019 Tiziana Amodei«All’inizio della mia direzione – racconta – ho trovato qualche resistenza; alcune persone storcevano il naso nel vedere una donna a dirigere un giornale, soprattutto questo giornale, che ha una sua storicità». Eco Risveglio infatti esiste dal 1946, è nato dalla fusione di due giornali importanti e oltre a queste difficoltà, per Amodei se ne aggiungeva un’altra: «Ero una forestiera, arrivavo da fuori, non ero proprio del territorio. La volontà, però, era quella di radicare ancora di più il giornale e farlo crescere».

La prima parola della nuova direzione è stata innovazione«L’editore – spiega Amodei – ha creduto in questo progetto e l’ha fatto crescere, con una linea indirizzata a mantenere un giornale della gente e tra la gente, raccontare quello che accade, ma al tempo stesso facendo anche approfondimenti culturali e di attualità».

Amodei, che inizia come giornalista nel 1993, nel tempo ha visto cambiare il modo di fare giornalismo e questo cambiamento ovviamente ha investito e sta investendo anche la sua direzione: «Abbiamo Telegram, Facebook, X, stiamo compiendo una rivoluzione digitale ma c’è ancora difficoltà a far affezionare all’online i lettori che vogliono il cartaceo; forse siamo un po’ in ritardo, ma stiamo iniziando ad avere i primi riscontri».

Tra i problemi riscontrati relativi al cartaceo, anche Eco Risveglio paga, un po’ come tutta l’informazione locale, i problemi di trovare edicole ancora aperte e qualche ritardo con le poste, ma c’è un ma: «Siamo fortunati nel nostro territorio, riusciamo ancora a leggere i giornali nei circoli, nei bar e nelle librerie, e questo ci permette di essere sempre seguiti. Le poste fanno ciò che riescono con le forze che hanno, ma abbiamo un seguito di abbonati affezionati e devo dire che mi rende molto orgogliosa, perché reggiamo nonostante tutte le difficoltà».

Le iniziative portate avanti da Eco Risveglio per mantenere vivo l’interesse dei lettori e delle lettrici sono numerose, sia per il cartaceo che per l’online: «Abbiamo fatto una bella operazione per mettere online tutti i nostri archivi dal 1946 in poi. È importante per mantenere il valore della storicità, bisogna essere abbonati per poter accedere. Inoltre con l’editore pubblichiamo anche libri. In particolare una guida degli itinerari turistici e montani del territorio e una pubblicazione sulla botanica. Questi libri li regaliamo agli abbonati».

In redazione ci sono quattro giornalisti e un grafico: «Tutti lavoriamo ad entrambe le edizioni cartacee, più l’online, siamo intercambiabili. Poi abbiamo molti collaboratori per cercare di coprire il territorio il più possibile. Il sogno nel cassetto è di averne uno per ogni zona che copriamo, ma non è facile».

Per mantenere saldo il rapporto con il territorio «diamo la parola alla gente – spiega Amodei, che continua – e contribuiamo all’organizzazione di eventi, siamo partner di iniziative del territorio come festival culturali, presentazioni, concorsi che possano riguardare scuole e associazioni sportive, anche per cercare di coinvolgere i giovani. Poniamo grande attenzione, poi, al rapporto con gli oratori, che sono molto sentiti sul territorio, e diamo voce ai tanti volontari, cerchiamo di essere una vetrina delle attività socialiPortiamo avanti diverse iniziative con le scuole, sulle nostre pagine pubblichiamo i lavori degli studenti nelle giornate di scambio in redazione, con classi che vanno dalle elementari alle superiori e diventano per noi spunti per raccontare problemi e creare rubriche. Le nostre porte sono sempre aperte e sono felice perché nel tempo alcuni di questi ragazzi e ragazze hanno anche iniziato a collaborare. Per noi questo è un modo per coinvolgere un target di lettori e collaboratori più giovani che possano anche fornire nuovi input. Se ci sono mancanze che gli studenti vivono, cerchiamo di approfondire, per esempio sul territorio c’è un problema di trasporti e noi facciamo da tramite tra loro ed enti e istituzioni».

Amodei continua spiegando come è strutturato il giornale e l’importanza della cronaca; per esempio in questo ultimo periodo storico uno dei temi più sentiti è l’emergenza sul territorio delle baby gang, con sempre più giovani che vengono arrestati o fermati per risse. Si tratta, spiega, di un fenomeno che rispetto ad anni fa sta evolvendo in negativo, motivo per cui il tema è attenzionato dal giornale. Amodei su questo si sofferma e racconta un aneddoto: «Siamo definiti il giornale della gente, ogni tanto ci accusano di mettere troppi morti in prima pagina, perché la cronaca, si sa, è molto letta. Ma poi ci sentiamo dire: “Se non l’ha scritto l’Eco non è morto”».

Infine, com’è cambiato il giornale negli ultimi anni e come cambierà ancora? «Abbiamo cercato un approccio all’intelligenza artificiale non per fare articoli, ma per ricerche, dati. Quello che dico sempre quando facciamo riunioni è di stare attenti nel rischio di imbatterci in notizie non del tutto veritiere. Quando ho iniziato io con la cronaca nera andavo sul luogo, facevo foto, parlavo con le persone, ora si fa meno, si lavora di più facendo da filtro alle notizie che arrivano in redazione, inoltre serve molta cautela e spesso il diritto di cronaca non è pienamente garantito. Riguardo alla velocità attuale dell’online io ho una fissazione: non diamo notizie per primi che possano rivelarsi sbagliate, verifichiamo le fonti, perché ci va davvero poco per arrecare danno, sofferenza e problemi alle persone; se siamo il giornale della gente cerchiamo di metterci nei panni di chi ci legge, non facciamo titoli urlati, scriviamo con delicatezza e rispetto, piuttosto facciamo un passo indietro e manteniamo un tono più basso, possiamo comunque arrivare alle cose senza cercare a tutti i costi lo scoop, ma soprattutto se facciamo errori chiediamo scusa, il confronto è il sale del nostro lavoro».

Come vedi il giornale tra cinque anni? Qual è il tuo sogno nel cassetto? «Il sogno – conclude – è che l’Eco ci sia, che sia il giornale più letto e diffuso del territorio. Io vivo sul lago, voglio immaginare di essere sempre lì e vedere i giovani con il giornale, il “mio”, anzi il “nostro” giornale sotto braccio, così come immagino di avere sempre più giovani in redazione come colleghi e di essere tra i più cliccati online».

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