
Un Atlante per spiegare ai giovani la storia delle tv locali
ATLas – Atlante delle Televisioni Locali è un progetto dell’Università di Bologna che studia e mappa le storie delle tv private attive in Italia su scala locale tra il 1976 e il 1990. Al link https://site.unibo.it/atlas/it si apre la porta su un mondo che non c’è più, per certi versi leggendario, che ha lasciato un segno profondo nel costume nazionale. Il progetto indaga gli inizi delle trasmissioni legali via etere, l’impatto dell’emittenza locale sull’estetica, sul linguaggio e sulla società in quegli anni di grandi trasformazioni.
Le televisioni prese in esame sono cinque, tra quelle che più hanno inciso nella storia tricolore delle tv “libere”: Antenna 3 Lombardia, Sardegna 1, TeleRoma56, TeleSanterno e Videogruppo nelle rispettive aree d’influenza regionale (Lombardia, Sardegna, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte). Emittenti che, ponendosi come alternativa al monopolio del servizio pubblico hanno costruito un legame intenso con i territori e la loro gente.
L’Unità di ricerca di ATLas è così composta: per l’Università di Bologna, capofila, Luca Barra (Principal Investigator), Matteo Marinello ed Emiliano Rossi; per l’Università degli Studi di Cagliari: Diego Cavallotti (responsabile) e Myriam Mereu; per Sapienza Università di Roma: Damiano Garofalo (responsabile) e Giulia Crisanti; per l’Università degli Studi di Torino: Riccardo Fassone (responsabile) e Paola Zeni.
Il professor Barra, ordinario presso l’Ateneo bolognese e anima del progetto ha un legame affettivo con Torino, fin dai tempi dell’Università dove si formò con il prof. Peppino Ortoleva. E ancora oggi è iscritto come pubblicista all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Lo abbiamo intervistato.
ATLas prende in esame il periodo che va dagli anni ’70 ai ’90. E’ solo una mera “operazione nostalgia” o c’è di più?
È un pezzo prezioso di storia per chi ne ha fatto parte, da professionista o da spettatore. Ma il nostro intento ovviamente va oltre i ricordi. Mancava su questi temi lo sguardo della ricerca accademica, a ricostruire la storia di un fenomeno quotidiano radicatosi nella memoria e che si è dato per scontato fosse solo una sorta di nota a margine nella storia politica e sociale del Paese. Ci siamo accorti che iniziavano a mancare le fonti. Abbiamo quindi deciso di lavorare sull’accesso e mappatura di dati, materiali e archivi per realizzare una piattaforma online contenente segmenti tratti dalla programmazione dei canali, con video, fotografie, documenti, interviste dei testimoni di questa storia. Il nostro lavoro vuole unire le culture della produzione e distribuzione televisiva, la storia del cinema e dei media, la storia orale, sociale e territoriale e gli studi su archivi e infrastrutture per affrontare i canali locali e il loro sviluppo in una prospettiva sistemica e multifocale. ATLas è un progetto pilota ed è stato il primo finanziato dal Ministero in ambito strettamente televisivo. Abbiamo coinvolto in una rete istituzioni e soggetti nazionali e locali. Gli esiti delle nostre analisi sono stati divulgati con incontri, presentazioni e conferenze. Inoltre Il libero accesso online dei risultati della ricerca risponde alle più avanzate forme di valorizzazione del patrimonio audiovisivo: un primo passo per un atlante permanente e aggiornabile dell’emittenza tv locale italiana.
Questo mondo del passato come riesce a coinvolgere i giovani, gli studenti?
È vero che la tv novecentesca per loro che sono nati nel 2007 e dintorni è una storia di secondo livello, scoperta per la prima volta in aula. Ma sono molto curiosi, dimostrano di recepire con stupore e passione. Scoprono che aspetti della loro vita “social”, ad esempio le dirette live, non sono altro che una prosecuzione, e talvolta persino un’eredità, delle prime pionieristiche e artigianali dirette televisive di allora.
A Torino è stato “inventato” di tutto: la televisione, la radio, il cinema. Anche nell’ambito della tv privata il capoluogo piemontese ha avuto un ruolo importante?
Sicuramente nel momento dell’esplosione del fenomeno dell’emittenza radiotelevisiva libera Torino e il Piemonte hanno registrato una presenza molto nutrita di emittenti e sviluppato idee innovative nel settore. Non possiamo poi dimenticare che TeleBiella, seppur via cavo, fu nei primissimi anni ’70 la prima tv privata italiana. Personaggi come Ezio Greggio mossero proprio lì i primi passi, così come Piero Chiambretti a Tele Manila e tanti nomi noti da Simona Ventura ad Alba Parietti, in altre televisioni. Si pensi ancora, ed è tra i materiali della nostra ricerca che mettiamo a disposizione di tutti, al dialogo innovativo e diretto del sindaco Diego Novelli con i cittadini che telefonavano a Videogruppo. E perché no, pure questo è un pezzo di storia televisiva, al famosissimo spogliarello delle casalinghe su Tele Torino International.
Le televisioni private nella loro “età dell’oro” non erano solo intrattenimento. C’era anche molta informazione giornalistica.
L’informazione radiotelevisiva delle private ha avuto un peso enorme. Basti pensare al racconto alternativo dei fatti e della cronaca rispetto a quello che fino ad allora era il monopolio pubblico e prima dell’avvento delle reti di Berlusconi. E soprattutto la declinazione locale delle notizie, tanto è vero che la Rai fu costretta a rispondere con la terza rete e i tg regionali. Le radio e tv locali furono un’autentica palestra, una scuola di giornalismo unica, di cronaca, sport e approfondimento, fucina di futuri grandi professionisti.
Cristiano Bussola