Ginex: «Obiettivo di Inpgi è assicurare ai giornalisti un futuro»
Lo scorso 12 luglio il Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti, ha eletto come presidente il giornalista professionista Roberto Ginex, 55 anni, di Palermo. Ginex, da oltre 25 anni impegnato attivamente nel sindacato dei giornalisti dapprima come consigliere regionale, poi segretario di Assostampa Palermo, da aprile 2018 a fine agosto 2022 è stato segretario regionale di Assostampa Siciliana, oltre ad essere da tempo consigliere nazionale della Fnsi.
Giornalista free lance, il nuovo presidente dell’Istituto di previdenza, lavora da anni per l’agenzia Ansa, si è occupato e si occupa di uffici stampa pubblici e privati. È stato eletto delegato della circoscrizione Sicilia all’Assemblea generale dell’Inpgi con 576 preferenze, il candidato in assoluto più votato d’Italia. Del nuovo cda fanno parte il vicepresidente Mattia Motta (Emilia Romagna), Stefano Gallizzi (Lombardia), Massimo Marciano (Lazio) e Beppe Gandolfo (Piemonte).
Presidente, quali sfide aspettano l’Istituto nei prossimi anni?
«Come noto a tutti, l’Istituto non è più quello fondato nel 1926 e che poi è diventato nel corso di quasi un secolo di storia. Inpgi oggi si occupa di gestire le posizioni di giornalisti free lance, autonomi, co.co.co e collaboratori e il core business dell’ente è la raccolta dei contributi e il pagamento delle pensioni agli iscritti. Pertanto, è necessario innanzitutto far comprendere ai nostri soci che la previdenza è qualcosa di diverso dal fisco. Purtroppo, ancora molti parlano di contributi previdenziali scambiandoli per tasse, mentre la pensione è ciò che garantirà un futuro economico dopo la cessazione del lavoro. I lavoratori autonomi di una categoria, che si è sempre percepita come destinata solo al lavoro dipendente, vanno accompagnati in un percorso di consapevolezza che faccia comprendere loro che l’unico obiettivo di Inpgi è soltanto quello di assicurare ai giornalisti questo futuro. Infatti, una delle attività più importanti finalizzata al raggiungimento di questo obiettivo è quello relativo alla gestione del patrimonio dell’ente che costituisce lo strumento a sostegno del raggiungimento dell’obiettivo».
In che modo si potrebbe puntare ad ampliare il panorama dei servizi?
«Inpgi deve aiutare, affiancare i colleghi giornalisti nel percorso che li porterà al raggiungimento della pensione. Vogliamo un Inpgi solido, sostenibile e solidale. Ricordo che, purtroppo, i giornalisti free lance, titolari di co.co.co e collaboratori, sono la parte più povera della professione, ricevono dagli editori compensi troppo bassi e umilianti la qual cosa si riflette inevitabilmente sulla loro previdenza e quindi sulla costruzione di una pensione che sia dignitosa. I giornalisti vanno aiutati e sostenuti, anche quando possibile, anche sul lato del cosiddetto welfare allargato. Cercheremo di proseguire su questa strada cercando di comprendere quali altri servizi oltre quelli già in uso all’Inpgi possano essere utili. Sicuramente, vogliamo garantire la continuità e il miglioramento di questi servizi, specialmente in un periodo di grandi cambiamenti per la nostra professione. Quello a cui puntiamo è l’assistenza in ogni fase lavorativa: sostegno previdenziale e sociale, con conferma del progetto Casagit W-IN per l’assistenza sanitaria integrativa gratuita e vogliamo studiare nuove misure di sostegno al reddito. È anche nostra intenzione attivare misure legate al microcredito che possano garantire a coloro i quali sono in regola con la contribuzione previdenziale una piccola somma destinata all’aggiornamento del proprio parco tecnologico. Penso ai colleghi free lance che non possono permettersi l’acquisto di un nuovo cellulare di ultima generazione, un tablet o un pc moderni, che siano in grado di fare immagini professionali, piccole somme utili magari ad acquistare programmi per il montaggio dei video».
C’è un dialogo con le forze politiche per aumentare le pensioni? Quali sono i passi su questo tema?
«Sul fronte pensionistico va ribadito che il nostro sistema si basa sul calcolo contributivo, vale il principio che più versi e più prenderai in futuro. Quindi, è evidente che è necessario innanzitutto far sì che vengano tutelati i compensi dei lavoratori autonomi che ad oggi, lo ripeto, nella maggior parte dei casi sono tanto ridicoli quanto mortificanti. E di quello che dico sono certissimo perché ne sono testimone diretto. Per questa ragione, i giornalisti autonomi devono aver diritto a compensi che siano in grado di consentire un presente e un futuro sereni. Molti dei nostri iscritti denunciano un reddito minimo e quindi versano per anni contributi minimi che non possono assicurare pensioni decenti. Bisogna interloquire con il governo affinché si possano perseguire politiche che sostengano redditi più alti per i giornalisti autonomi. Inpgi in questi anni ha posto in essere provvedimenti che hanno comportato un incremento pensionistico di circa il 30 per cento. Dunque, continueremo a porre in essere quanto necessario perché sia gli iscritti che tutti gli altri nostri interlocutori comprendano che per avere un giusto trattamento pensionistico è necessario percorrere insieme una strada virtuosa che porti con successo al raggiungimento dell’obiettivo».
I fatti accaduti a Torino qualche giorno fa hanno messo in luce non solo un aspetto di rispetto della Costituzione e di libertà di stampa, ma un tema di diritti e tutele: attualmente l’Inpgi ha 46mila associati, tra cui collaboratori, CoCoCo, partite Iva, ovvero tutti coloro che lavorano sul campo tutti i giorni e non hanno più un’assunzione vera e propria; come ha sottolineato Silvia Garbarino dell’Associazione Subalpina in occasione della manifestazione per la libertà di stampa di martedì scorso davanti alla Prefettura di Torino, ci sono tanti giornalisti che non hanno alle spalle un giornale. Come si può andare maggiormente a sostegno di queste categorie di giornalisti precari, che sono sempre più la maggioranza del comparto dell’informazione in Italia?
«Intanto, da presidente di Inpgi, desidero esprimere, a nome di tutto il consiglio di amministrazione, la mia più totale solidarietà e i miei sentimenti di cara vicinanza ad Andrea Joly che sono certo proseguirà nel suo lavoro con coraggio, passione e superando l’episodio deprecabile di cui è stato vittima. Nei giorni scorsi, nel corso della cerimonia di consegna del Ventaglio, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha usato parole ferme e rigorose a proposito della libertà di stampa e ci ha ricordato, per questo lo ringraziamo sentitamente, che la professione ha le sue radici nella Costituzione e che gli atti contro il dovere di informare e il diritto a essere informati sono eversivi. Da tanti anni, ormai, la categoria chiede una nuova legge dell’editoria, perciò abbiamo apprezzato l’invito del presidente Mattarella affinché si possa affrontare questo tema. Per citare il presidente Mattarella, ricordo che come già tutti sappiamo se non altro perché la viviamo da vicino, “l’informazione è attraversata da cambiamenti epocali. La velocità delle trasformazioni rischia di incidere su pilastri della nostra stessa democrazia. Il pluralismo resta una condizione di libertà irrinunciabile”. Ma una informazione credibile e affidabile non si può fare sulla pelle di collaboratori e precari a costi improponibili. Su questo fronte, su impulso della Fnsi, l’Ordine dei giornalisti ha presentato al ministero della giustizia una proposta di liquidazione giudiziale dei compensi. Stiamo aspettando tutti che il ministero si pronunci perché quello è il primo passo per ottenere un compenso veramente equo per i lavoratori autonomi e i co.co.co. che tra l’altro incide, di conseguenza e inevitabilmente, sulla previdenza dei nostri associati. Sappiamo tutti che l’attuale quadro normativo non fotografa più la situazione reale e che l’esigenza è oggi inderogabile nel rispetto del pluralismo dell’informazione. Libertà di stampa significa garanzia di democrazia per i cittadini. E sappiamo tutti i cambiamenti epocali che hanno attraversato e che attraversano la nostra categoria. I media che abbiamo conosciuto in passato assumono sempre meno, il lavoro si configura maggiormente con i free lance, quindi lavoratori autonomi a partita iva e con i co.co.co. Dobbiamo guardare oltre, penso ai nuovi media, che oggi impegnano la maggior parte dei colleghi, tutelati nella previdenza da Inpgi, e mi riferisco ad autonomi e co.co.co. Ricordo che questi ultimi sono contratti che si applicano ai giornalisti e a qualche altra piccola categoria di lavoratori, la qual cosa costituisce un’anomalia residuale del Jobs Act».