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EVENTI

16/09/2024

A Torino fino al 24 novembre torna il World Press Photo Exhibition 2024

World Press Photo Exhibition 2024, la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo al mondo, torna a Torino con 130 scatti. L’esposizione sarà allestita a Palazzo Barolo, in via delle Orfane 7, da venerdì 13 settembre a domenica 24 novembre

La mostra presenta i lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica vincitori della 67ª edizione del concorso, firmati per le maggiori testate internazionali, come National GeographicBBCCNNTimesLe MondeEl Pais: immagini che offrono una panoramica sul presente e rappresentano un’opportunità per un viaggio critico nell’attualità, affrontando questioni come le guerre in Palestina e Ucraina, la vita dei migranti, l’emergenza climatica.

Di particolare impatto è la foto vincitrice del World Press Photo of the Year 2024, “Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote”, scattata da Mohammed Salem per l’agenzia Reuters il 17 ottobre 2023 nell’obitorio dell’ospedale Nasser. Già ribattezzata “La Pietà di Gaza” per il richiamo alla Pietà di Michelangelo, l’immagine ritrae Inas Abu Maamar, 36 anni, mentre culla il corpo senza vita della nipote Saly, di appena cinque anni, uccisa insieme ad altri quattro membri della sua famiglia da un missile israeliano che ha colpito la loro casa a Khan Younis, Gaza.

A Torino l’esposizione torna per l’ottavo anno consecutivo ed è organizzata da Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam. L’apertura al pubblico è prevista per venerdì 13 settembre alle 16. Anche quest’anno, la mostra, che gode del patrocinio della Città Metropolitana di Torino, sarà accompagnata da una serie di conferenze dedicate alla fotografia e ai grandi temi dell’attualità.

In occasione dell’inaugurazione, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Stefano Tallia è stato intervistato da Città metropolitana di Torino: «È una mostra speciale perché mette in evidenza quella che è l’importanza del giornalismo nel raccontare le grandi crisi e le dinamiche del mondo, nonché i conflitti in corso e gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici. Tutto questo, senza il giornalismo, non si potrebbe conoscere. È un’occasione importante per riflettere sul giornalismo come cardine essenziale della nostra democrazia».

L’edizione 2024

World Press Photo Contest 2024 ha coinvolto sei giurie regionali e una giuria globale, presieduta da Fiona Shields, responsabile della fotografia al The Guardian. Quest’anno, le giurie hanno esaminato 61.062 fotografie, inviate da 3.851 fotografi provenienti da 130 Paesi, in un processo di selezione che ha richiesto due mesi di intenso lavoro, tra gennaio e febbraio 2024.

Il concorso è suddiviso in sei aree geografiche: Africa, Asia, Europa, America del Nord e Centrale, America del Sud, Sudest Asiatico e Oceania. Questo approccio regionale permette di ottenere una visione e un racconto globale di ciò che accade sul nostro Pianeta. Una volta selezionati i vincitori per ogni area, si procede alla scelta dei vincitori assoluti.

Quattro, invece, le categorie in cui è suddiviso il concorso: Singole, Storie, Progetti a lungo termine e, dal 2022, Open Format, dedicata all’interazione tra fotografia e altri linguaggi.

«Questi lavori finali selezionati sono una panoramica del nostro mondo di oggi: si tratta di immagini che crediamo siano state realizzate con rispetto e integrità, che possono parlare universalmente e risuonare ben oltre le loro origini – afferma Fiona Shields, presidente della giuria globale del concorso 2024, responsabile della fotografia al The Guardian – Questa mostra è un’opportunità per apprezzare il lavoro dei giornalisti e dei fotografi documentaristi di tutto il mondo: hanno lavorato con coraggio, intelligenza e ingegnosità. Vuole altresì amplificare l’importanza delle storie che raccontano, spesso in circostanze inimmaginabili».

La mostra

La giuria del World Press Photo 2024 ha scelto come foto vincitrice “Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote” di Mohammed Salem, premiandola per la sua “capacità di trasmettere cura e rispetto”, offrendo “uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile”. Mohammed Salem, fotografo palestinese di 39 anni, ha scattato l’immagine poco dopo essere diventato padre, descrivendola come un “momento potente e triste che riassume il senso più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza“.

La guerra è protagonista anche del World Press Photo Open Format Award, assegnato alla fotografa ucraina Julia Kochetova per il progetto “La guerra è intima“. Kochetova ha creato un sito web che unisce il fotogiornalismo con lo stile intimo e personale di un diario, per documentare e mostrare  al mondo cosa significa vivere sotto assedio in Ucraina e come si tenti di elaborare il trauma della guerra.

Il premio World Press Photo Story of the Year è stato assegnato alla fotografa sudafricana Lee-Ann Olwage per il progetto “Valim-babena“, pubblicato dalla rivista Geo. Le sue immagini ci portano in Madagascar e documentano la vita di Dada Paul, alias Paul Rakotozandriny, un uomo di 91 anni affetto da demenza da 11 anni. Nell’isola africana, questa condizione, sempre più comune nel mondo, è ancora scarsamente accettata e compresa. Le fotografie mostrano Dada Paul accudito dalla figlia Fara e dalla nipote Odliatemix, mentre si preparano per andare in chiesa. Queste immagini sollevano interrogativi sull’accettazione del diverso e sull’assistenza, offrendo uno sguardo intimo e toccante sulla realtà della malattia e della cura familiare. La giuria ha sottolineato come “questa storia affronti un problema di salute universale attraverso la lente della famiglia e dell’assistenza, con una selezione di immagini composta con calore e tenerezza, ricordando agli spettatori l’amore e la vicinanza necessari in un momento di guerra e aggressione in tutto il mondo“.

Il venezuelano Alejandro Cegarra ha vinto il premio World Press Photo Long-Term Project con “I due muri”, pubblicato da The New York Times e Bloomberg. Questo progetto ci porta in Messico, illuminando una questione poco trattata dai media europei: il cambiamento delle politiche migratorie messicane, che da paese di accoglienza è diventato sempre più restrittivo dal 2019, adottando politiche simili a quelle degli Stati Uniti. Attraverso una narrazione che parte dalla sua esperienza personale di migrazione dal Venezuela al Messico nel 2017, Cegarra ha documentato dal 2018 a oggi la crisi ai confini messicani, segnata dall’immigrazione, dalle politiche estere delle diverse amministrazioni statunitensi, dalla pandemia di Covid-19 e dai tumulti in Centro e Sud America, evidenziando la resilienza delle comunità di migranti.

La mostra a Torino

«Torino si riconferma anche quest’anno tra le 100 città nel mondo a ospitare la World Press Photo Exhibition, la mostra di fotogiornalismo più visitata a livello globale. Giunta all’ottava edizione in città e per il secondo anno consecutivo nella suggestiva cornice di Palazzo Barolo, questa esposizione acquista un valore ancora maggiore grazie al connubio tra la potenza visiva delle immagini e la bellezza storica del luogo» afferma Vito Cramarossa, direttore di Cime, exhibition partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam.

«La World Press Photo Exhibition 2024 propone scatti di straordinaria intensità, capaci di emozionare e stimolare una profonda riflessione su temi cruciali del nostro tempo, come la guerra e l’ambiente – continua Cramarossa – Il pubblico torinese, sempre più sensibile e desideroso di confrontarsi con le realtà globali, trova in questa mostra un’occasione unica per approfondire e comprendere meglio ciò che accade nel mondo. Le fotografie esposte non sono solo immagini, ma veri e propri documenti, finestre aperte su un presente complesso e in continua evoluzione».

Cos’è World Press Photo

Tutto ebbe inizio nel 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi decise di organizzare il primo concorso internazionale World Press Photo. Da quell’iniziativa pionieristica, il concorso è cresciuto fino a diventare il più prestigioso a livello mondiale nel campo del fotogiornalismo e la mostra più visitata in assoluto. La World Press Photo Exhibition non è solo un concorso fotografico, ma una celebrazione delle storie che queste immagini riescono a raccontare, superando confini culturali e linguistici. Ogni anno, la mostra offre uno spaccato unico della storia contemporanea, permettendoci di riflettere sugli eventi e i temi cruciali del nostro tempo.

La World Press Photo Foundation è un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro, con sede ad Amsterdam, che si dedica a sostenere il fotogiornalismo e la fotografia documentaristica di alta qualità. L’obiettivo della fondazione è promuovere un’informazione visiva libera e accessibile, capace di offrire una comprensione più profonda del mondo contemporaneo attraverso lo sguardo dei migliori fotografi al mondo.

Quest’anno, la mostra toccherà le 100 principali città di tutti i continenti. Si stima che oltre tre milioni di persone visiteranno l’esposizione a livello globale, rendendola un evento di portata eccezionale e un’occasione imperdibile per chiunque voglia comprendere meglio le dinamiche del mondo attuale attraverso la forza evocativa delle immagini.

Attraverso il suo impegno costante, la World Press Photo continua a illuminare le storie più urgenti del nostro tempo, garantendo che le voci di chi documenta la realtà, spesso in condizioni pericolose e difficili, possano raggiungere un pubblico globale e fare la differenza.

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