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24/04/2023

Il 25 Aprile dei giornalisti

Se si vuole valutare lo stato della democrazia di un paese una buona bussola è quella rappresentata dallo stato della libertà dell’informazione. Mi è capitato di insistere su questo concetto martedì scorso durante il corso di formazione promosso dalla rivista “Riforma” e dalla casa editrice “Seb27” nel quale si ragionava, di fronte a una platea di colleghe e colleghi, sulla guerra in corso in Ucraina e sulle difficoltà nell’affermare il diritto internazionale.

A quanti mostrano stupore di fronte all’escalation aggressiva della Russia di Putin, ricordo spesso il nome di Anna Politkovskaja, una giornalista che, nel silenzio e nel disinteresse di molti che oggi si sono scoperti paladini dei diritti civili, denunciò il massacro del quale la Russia si rese protagonista in Cecenia. Stragi non meno gravi e non meno efferate di quelle viste in Ucraina e che però venivano commesse mentre il nome della più importante azienda di stato di Mosca faceva bella mostra durante le gare della Champions League.

La difesa della libertà e della democrazia non può e non deve funzionare a giorni alterni. Se è bene che si sia sollevato il velo sul disegno neo-imperiale putiniano, non si possono chiudere gli occhi su quanto accade in paesi che mostrano oggi un volto più rassicurante.

Cosa pensiamo ad esempio della Turchia di Erdogan dove 120 giornalisti sono tutt’ora incarcerati arbitrariamente secondo i dati forniti da Amnesty International?

Cosa abbiamo da dire dell’Ungheria dove il novanta per cento dei media è controllato dal governo e dove quasi tutte le voci indipendenti sono state ridotte al silenzio?

Pur nella difficoltà determinata dal conflitto in corso, non dovremmo pretendere massima trasparenza nell’informazione anche dal governo ucraino? Una trasparenza, detto per inciso, che non abbiamo invece visto nel caso dei due giornalisti italiani Andrea Sceresini e Alfredo Bosco a cui è stato sbrigativamente ritirato l’accredito dai militari di Kiev. Una chiarezza che si deve anche e soprattutto ai 12 giornalisti morti e 23 feriti dall’inizio del conflitto.

Questa settimana nelle piazze italiane si festeggia il 25 Aprile che per il nostro paese volle dire fine della dittatura e ritorno delle libertà, anche di quella di stampa.

Sarò presente alle manifestazioni per ricordare e omaggiare chi combatté contro il regime, ma anche nel nome di tutte le persone che nel mondo lottano per la libertà dell’informazione. Una battaglia non è vinta una volta per tutte e deve essere rinnovata ogni giorno.

Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte

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