ATTUALITA'

08/05/2023

Nuovo praticantato: servono condivisione e certezza delle norme

Continua a essere tormentata la trasformazione dell’articolo 34 della legge professionale, quello che regola l’iscrizione nel registro dei praticanti. Dopo che a marzo il Consiglio Nazionale aveva dato il via libera alle nuove linee guida demandandone l’applicazione concreta agli ordini regionali, un nuovo intervento del Ministero della Giustizia, arrivato alla vigilia del Consiglio nazionale della scorsa settimana, ha rimesso tutto in discussione.

L’obiettivo di partenza dell’Ordine è abbastanza chiaro e condivisibile: si tratta cioè di adattare una legge vecchia di sessant’anni alle trasformazioni intervenute nella professione, permettendo l’accesso anche alle nuove figure professionali. Obiettivo giusto, percorsi perfettibili se si considera il cammino a dir poco accidentato subito dal cambio della normativa.

Difficoltà dovute a un quadro giuridico complesso, certo, ma anche a due atteggiamenti a mio modo di vedere entrambi sbagliati. Da una parte, la maggioranza del Consiglio nazionale dell’Ordine che, probabilmente, non ha cercato con la dovuta convinzione un consenso più ampio sulla sua proposta di cambiamento. Dall’altra, un’opposizione che ha scelto la carta dei ricorsi al Ministero per bloccare una revisione dell’articolo 34 che non le piaceva. L’effetto di questa assenza di dialettica è stato l’andirivieni di documenti tra Ordine e Ministero che non ha fatto che accrescere una confusione che non mi pare ancora superata.

All’ultima nota di via Arenula ha fatto seguito una nuova versione delle linee guida del consiglio nazionale che non ha però dissipato molti dei dubbi aperti, senza contare il rischio che possano esserci diverse interpretazioni da parte dei singoli Consigli regionali sull’accesso alla professione. La sola cosa che appare certa è che il Ministero ha comunque escluso la possibilità che possano esservi avviamenti al praticantato in assenza di una testata con direttore responsabile. Se questo è vero, salta però l’obiettivo principale del nuovo articolo 34, vale a dire il riconoscimento delle nuove professionalità: resta al massimo un allargamento delle norme del praticantato freelance.

Ne sapremo di più nei prossimi giorni quando sarà completato anche il confronto tra presidenti e vicepresidenti regionali.

Una cosa credo però si possa dire già ora: questo pasticcio testimonia ancora una volta come solo la condivisione all’interno della categoria e il rispetto di tutte le opinioni possa dare frutti. Le prove di forza, da qualunque parte vengano, spingono tutti nel pantano. Potremmo forse ripartire da qui per scrivere una riforma condivisa della nostra legge professionale da proporre con una sola voce al Parlamento.

Stefano Tallia
Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte

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