La speranza della riforma, il rischio di nuove leggi bavaglio
La buona notizia è che il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, dopo un dibattito durato mesi, ha approvato all’unanimità una proposta di riforma della professione. Quella pessima è che il Parlamento, al quale spetta di mettere mano alla legge professionale, pare avere invece tutt’altre priorità in materia di informazione.
Appena dieci giorni fa, nell’incontro con i parlamentari piemontesi, avevamo ribadito le difficoltà create al diritto di cronaca dalla legge sulla presunzione d’innocenza chiedendo una correzione che, pur nel rispetto delle persone sottoposte a indagine, non limitasse il diritto dell’opinione pubblica a conoscere fatti rilevanti. La riforma della giustizia proposta ora dal ministro Nordio, con i nuovi limiti che pone alla pubblicazione delle intercettazioni, rischia al contrario di far cadere una ulteriore mannaia sul lavoro dei cronisti che potrebbero scrivere di numerose inchieste solo a fatti abbondantemente consumati. Anche in questo caso giova ricordare che ad essere messa sotto attacco non è semplicemente la professione giornalistica, quanto il diritto dei cittadini a conoscere i fatti per formarsi un’opinione libera. La riforma varata dal Governo fa pensare che l’urgenza principale dell’esecutivo sia quindi quella di limitare l’accesso alle informazioni da parte della stampa, un intendimento ben lontano dalle riforme strutturali delle quali il settore avrebbe bisogno.
Ecco perché è lecito dubitare che la proposta generosamente elaborata dall’Ordine possa trovare ascolto in un Parlamento in tutt’altri affari affaccendato.
Nel merito di quanto approvato dal Consiglio Nazionale credo che gli elementi positivi, a partire dall’innalzamento del livello formativo dei giornalisti, superino di gran lunga i pochi che destano perplessità. Come positivo è il fatto che la categoria abbia saputo trovare l’unità su una proposta condivisa. La sensazione è però che nei prossimi mesi i giornalisti saranno chiamati a mobilitarsi ancora una volta a difesa del diritto di cronaca e contro proposte di legge bavaglio, con buona pace di una riforma che rischia di passare ancora una volta in secondo piano. E del resto, se nelle classifiche sulla libertà d’informazione il nostro paese non se la passa molto bene, qualche motivo ci sarà…
Stefano Tallia, Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte