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EDITORIA

17/02/2024

Lamberti, La Fedeltà: «Il giornalismo capillare è il nostro punto di forza»

Prosegue il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i giornali locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica settimanale che vi accompagnerà alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadini. Questa settimana La Fedeltà, settimanale del fossanese.

La Fedeltà è il settimanale di notizie, cronaca, politica, cultura, spettacoli, sport, vita ecclesiale di Fossano e dintorni; da oltre 120 anni (precisamente 126) palestra di dialogo e informazione. A dirigere La Fedeltà è Walter Lamberti, direttore da 10 anni, ma al giornale dal 2000. Lamberti è arrivato giovanissimo nel settimanale dopo un periodo a La Stampa Cuneo come corrispondente da Fossano e in questi anni ha avuto modo di osservare come tradizione e innovazione si siano incrociate fino a quello che è il giornale attuale.

«Questo giornale – ci racconta – è una testata storica del territorio. Abbiamo festeggiato 125 anni della testata lo scorso anno. Siamo nati nel 1898 e – come altre testate del territorio, soprattutto in questa parte del nord Italia – rientriamo in quella che è la tradizione dei giornali diocesani e dei fogli locali, con un’apertura al territorio e un legame forte con ogni ambito dell’attualità con una visione cattolica, guardando al concetto di chiesa in uscita, come direbbe Papa Francesco».

La Fedeltà da sempre esce il mercoledì: «Questo perché a Fossano era il giorno del mercato ed era più facile che anche da fuori si arrivasse in città; tutto è chiaramente cambiato negli ultimi 20 anni, ci siamo adattati e dove possibile abbiamo cercato di anticipare i tempi per vivere pienamente anche il mondo del web. Siamo presenti con il sito da anni, siamo stati puntuali. Come social utilizziamo soprattutto Facebook e Instagram, ma anche Youtube, con un nostro canale nel quale produciamo video».

Come vi siete calati nel mondo digitale? «Abbiamo un’app che è uno sfogliatore evoluto, non il semplice pdf ma un sistema che si interfaccia con il sito in tempo reale con gallery e contenuti aggiuntivi».

E con il territorio che rapporto avete? «Il territorio è piccolo ma molto attivo e interessato. La nostra geografia attuale è rimasta quella di un tempo, quindi parliamo di un territorio di circa 60mila abitanti del fossanese più le frazioni e i comuni dell’hinterland, ma c’è molta penetrazione e presenza. La sfida è continuare così, in un mondo non facile come quello dell’editoria. Credo che in fondo quello che può essere il limite di avere un territorio non troppo esteso, per noi è diventato un punto di forza, per cercare di esserci sempre in modo capillare, anche su notizie più piccole, ordinarie, che sono poi quelle che fanno la differenza sulla nostra strategia di comunicazione».

La Fedeltà è a tutti gli effetti una realtà editoriale importante del territorio: «Siamo una piccola azienda a tutti gli effetti, con 12 dipendenti tra grafici, amministrazione, giornalisti, commerciali, pubblicitari; viviamo principalmente degli abbonamenti che sono circa l’80% delle nostre copie e ci permettono di avere una buona base, sia nel cartaceo che nel digitale, che in abbinata, per creare un lettore fidelizzato in tutte le modalità di lettura. Abbiamo anche strutturato una sorta di carta fedeltà – e chi se non noi poteva farlo? (ride, ndr) – per avere sconti nei negozi sul territorio se abbonati al giornale, per rinsaldare ulteriormente il legame con lettori e tessuto produttivo locale».

I collaboratori sul territorio sono numerosi: «Alcuni per noi sono vere e proprie sentinelle, alcuni corrispondenti sui comuni limitrofi, abbiamo molti contatti sul territorio per avere indicazioni e spunti, sono in totale 40 circa, una buona rete».

I canali per raggiungere nuovi target sono molto attivi: «Facciamo diversi lavori con le scuole e i giovani, cerchiamo di essere presenti con progetti dedicati e quando possibile ospitiamo i giovani in redazione; questo è uno dei nostri punti chiave su cui lavorare di più e meglio, stiamo infatti programmando un cambio di redazione per avere spazi più ampi nei quali fare cultura, incontri, formazione, che è quello che manca in questo momento; i giovani oggi si informano in modo alternativo, ma l’informazione ha bisogno anche di altro. Ci serve partire da tutto questo per arrivare anche alle famiglie, quindi ai meno giovanissimi che però hanno bisogno di imparare a utilizzare strumenti più moderni».

La Fedeltà organizza anche numerose attività su territorio: «Partecipiamo a dibattiti, convegni, eventi di musica, arte, teatro, per incontrare di persona i lettori. Il Covid ci aveva tolto la bellezza della presenza ma per fortuna l’abbiamo ritrovata, perché il mondo è anche fuori dai social. Nel periodo Covid chi come noi ha sempre lavorato con approfondimenti ha continuato ad avere cose da dire, chi invece ha ribattuto solo le agenzie non ha prodotto molto, ma in quel periodo devo dire che c’è stata una grande vicinanza con i lettori, sentivamo forte la necessità di entrare in casa delle persone, pur senza poterlo fare».

Tra le altre iniziative: «Stiamo facendo una rubrica che ripercorre la storia del territorio attraverso le nostre pagine. È una formula che ci piace per dare risalto alle ricchezze del territorio. Poi facciamo video, con una serie a puntate realizzata quasi come un documentario in cui visitiamo alcune parti della diocesi non aperte al pubblico per mostrare le bellezze nascoste».

Come siete organizzati per la parte video? «Abbiamo una videomaker e fotografa che collabora con noi, realizziamo video interviste, servizi, approfondimenti; è nata come un’esigenza per informare in modo diversi e non possiamo più pensarci solo settimanale, infatti siamo qualcosa di più, anche di più di un quotidiano, perché siamo crossmediali. Oggi esserlo è quasi obbligo; può spaventare ma è una sfida interessante per il nostro lavoro. Certo, a volte penso servirebbero persone in più per fare tutte queste cose, ma noi comunque ce la mettiamo tutta per farlo nel migliore dei modi».

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