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ATTUALITA'

28/01/2024

Nico Ivaldi: «Ciao, Bruno, sei stato un direttore scrupoloso e attento»

Fin dai primi anni Ottanta ho collaborato con L’Incontro, il mensile indipendente politico-culturale che Bruno Segre ha fondato nel 1949 e diretto per oltre settant’anni.

L’Incontro era un piccolo, combattivo giornale che aveva la redazione in via Consolata 11, dove c’era lo studio da avvocato di Segre. Non era presente nelle edicole e nelle librerie (esclusa qualcuna), ma aveva abbonati ovunque: semplici lettori, istituti italiani di cultura ai quattro angoli della Terra e perfino la Biblioteca Lenin di Mosca.

Io ero l’unico redattore, avevo il compito di aiutarlo nella scelta degli articoli da pubblicare, nel tenere i contatti con i collaboratori e nella correzione delle bozze. Ricevevamo molti giornali, dall’Italia e dall’estero; dopo averli letti, Segre ritagliava gli articoli più interessanti e li infilava dentro buste. In tempi in cui Google era ancora di là da venire, era quello il nostro motore di ricerca: le buste. Si doveva commemorare Ben Gurion? Ecco pronta la busta. Un ricordo di Gozzano? Cerca nella busta e trovi del materiale. Un pezzo sulla Belle Époque? Tieni la busta con i ritagli.

Bruno era un direttore scrupoloso e attento, leggeva e rileggeva tutti gli articoli correggendo con la matita rossa (la matita per correggere è, per definizione, sempre rossa), o, nel caso, lasciando al sottoscritto il compito di rifarli. I suoi articoli di fondo erano scritti a mano, con una calligrafia chiara e pulita. La prima stesura era sovente quella definitiva perché aveva le idee molto chiare su quello che doveva scrivere. Gli piaceva illustrare i suoi pezzi con vignette che riproduceva da riviste internazionali alle quali era abbonato.

Segre ha lavorato per il suo giornale fino a che la salute glielo ha consentito. Poi, quanto la storica testata è diventata online, ne è diventato fin da subito un grande sostenitore: aveva capito, lui, uomo del primo Novecento, che grazie alle potenzialità della rete L’Incontro avrebbe avuto una diffusione molto più ampia rispetto all’edizione cartacea.

Lavorare al suo fianco è stato un piacere e un grande onore, spero di avere messo a frutto i suoi insegnamenti. Ciao, caro direttore.

Nico Ivaldi

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