La salute mentale nel giornalismo dei freelance
Su Articolo 21, qualche giorno fa, Alice Facchini di Irpi Media ha scritto un articolo importante sul tema della salute mentale nel giornalismo dei freelance. L’articolo mette in evidenza come si tratti ancora di un tabù, nonostante ormai le ricerche sul tema siano iniziate negli anni Novanta negli Stati Uniti. L’inchiesta italiana la sta portando avanti Irpi – Investigative Reporting Project Italia, raccogliendo dati e storie sui “braccianti dell’informazione“. Tra i temi più affrontati, infatti, vi è l’insicurezza data dall’aspetto economico, dalla precarietà dei contratti e dalla ricattabilità, ma anche l’assenza di pause e il lavoro spesso svolto in solitudine in mancanza di strutture redazionali; rispetto a questo tema le nuove generazioni in verità spesso finiscono per creare una sorta di consorzi, all’interno dei quali diverse professionalità si mettono in rete e fanno squadra, per essere coesi e propositivi nei confronti di un editore ed essere più strutturati (ne avevamo parlato qua, in occasione del lancio del Premio Morrione). A questi temi si aggiungono quelli delle donne nel giornalismo, ma anche i disturbi d’ansia subiti da giornalisti sotto scorta o minacciati, su cui però in questo caso esiste un supporto: «In Italia gli unici progetti di supporto psicologico ai giornalisti hanno come target coloro che rientrano da zone di conflitto o da crisi umanitarie, ma anche i giornalisti minacciati. Ad esempio, il Dart Center Europe organizza training e offre supporto. Nel 2020 è nato anche il progetto Journalists-in-Residence Milano (JiR Milan), gestito da Q Code Magazine, che offre una struttura di accoglienza temporanea a giornalisti che hanno subito minacce».