Corriere di Novara: «Quasi 150 anni, un piccolo vanto nel segno del cambiamento»
Prosegue il viaggio della Casa dei Giornalisti attraverso i giornali locali piemontesi, per raccontarne la storia, l’evoluzione, il rapporto con il territorio, con la transizione al digitale e con le nuove generazioni di lettori, in una rubrica settimanale che vi accompagnerà per i prossimi venerdì in un percorso alla scoperta dell’editoria locale, vera e propria spina dorsale del pluralismo dell’informazione, a presidio della democrazia e a servizio dei cittadini. Dopo la prima puntata alla scoperta de L’Eco del Chisone e la seconda puntata con La Guida di Cuneo, questa è la volta del Corriere di Novara.
Il Corriere di Novara è un giornale bisettimanale indipendente di informazione, diffuso nella Provincia di Novara e nella Provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Rappresenta una delle più longeve testate giornalistiche del Piemonte. Fu fondato nel 1877 dal tipografo Napoleone Lenta e primo direttore fu l’allora ventisettenne avvocato Angelo Spattini. Nato come quotidiano (tutti i giorni tranne la domenica), si presentava a quattro facciate con un costo di 5 centesimi la copia e sotto la testata vi era la definizione “giornale politico quotidiano”. A partire dal 1881 diventa bisettimanale. Con l’insorgere del Regime fascista, nel 1926, gli editori, di estrazione liberale, preferiscono sospendere la pubblicazione del giornale che ritornerà in edicola 20 anni dopo, il 1º maggio 1945. Dal 1976 cambia il formato di stampa, che diventa l’attuale tabloid. Dal 2005 al 2019 diventa trisettimanale, per poi tornare alla doppia uscita in edicola, sfruttando invece tutte le nuove potenzialità del web.
Dal 2018 il direttore è Sandro Devecchi, una carriera professionale trascorsa tutta all’interno del giornale, da sempre attivo anche con incarichi nel Consiglio nazionale e nella Giunta della Fnsi. Oggi le copie del giornale si aggirano intorno alle 20mila settimanali, con un grosso seguito anche sull’online, con gli oltre 43mila follower su Facebook.
Abbiamo chiesto a Devecchi come è cambiato il giornale che ha conosciuto lui agli inizi da quello attuale: «Nel 2027 – ci ha detto – faremo 150 anni. È un piccolo vanto. Nel tempo sono cambiate molte cose, oggi facciamo parte di un gruppo quotato in borsa (Netweek, ndr). Lasciando stare il secolo scorso, la vera crescita in senso di copie e consensi credo si sia raggiunta intorno agli anni ’70 e ’80, dove al contempo è cresciuta anche la voglia di novaresità, di recupero delle tradizioni, di vecchi ricordi. Lì c’è stato uno sviluppo notevole e abbiamo iniziato a fare numeri importanti; come settimanale in quegli anni facevamo quasi 30mila copie e il giornale si è strutturato in maniera più professionale. Nel 1986 è nato il numero sportivo, con 25 pagine su 48 dedicate allo sport locale minore, ovvero quello che non si trova sui siti né sui giornali nazionali. È stato importante, perché ha rappresentato l’idea di un profondo rispetto per il territorio e per le realtà locali».
Il trisettimanale invece? Perché avete deciso di sospenderlo? «L’abbiamo fatto – spiega Devecchi – non perché andasse male, ma perché c’era il nuovo che avanzava. Abbiamo iniziato a pensare come far combaciare le nuove tecnologie con la carta, e lì abbiamo avuto la risposta».
Oggi come siete strutturati in redazione? «Oltre a me abbiamo sette giornalisti professionisti assunti, tre grafici, sei persone per la pubblicità, tre amministrativi e una persona che cura solo il web e lo fa vivendo la redazione, perché il web non può essere immune da ciò che accade in redazione, anzi. Questa persona infatti cura anche i social».
L’investimento che avete fatto sul web sta “pagando”? «Il portale nuovo è parte di un gruppo di altri giornali locali del territorio. Riusciamo a non cannibalizzare le notizie e tutelare il giornale nella sua storicità. Sul web il nostro nome è diverso, è qualcosa di nuovo che richiede fatica e competenze, oltre che grande professionalità e sviluppo tecnologico, ma è un bene portarlo avanti con continuità e serietà per avvicinare anche i lettori più giovani. Oltre al sito, per avvicinare i giovani al giornale e raggiungere nuovi target abbiamo creato delle liste broadcast dove inviamo le nostre notizie principali e si viene a creare un dialogo giornalmente con i nostri lettori; questo metodo peraltro si è rilevato una fonte importante di notizie e informazioni, oltre che uno scambio diretto di commenti, che fa sempre piacere per migliorare».
Chi sono i vostri lettori tradizionali, invece? «Noi abbiamo tante persone che per l’età non escono se non per pochi passi e le sempre meno edicole aperte in questo senso ci stanno penalizzando, per cui lavoriamo per forza di cose con altri mezzi e funzionano ancora abbastanza bene gli abbonamenti postali, con il giornale che arriva direttamente a casa».
Come vanno le copie oggi? «Abbiamo subito un calo fisiologico, come tanti altri giornali locali, ma le copie sono stabili e l’edizione digitale funziona bene. Il digitale sarà il futuro, infatti lì investiamo anche con abbonamenti che portano a regalare copie ad amici e amiche under 30, per avvicinare nuovi lettori. Per i giovani puntiamo tantissimo anche sullo sport, che crediamo sia un veicolo importante; siamo molto ben radicati sul territorio a livello dilettantistico e giovanile in tutti gli sport».
Ultima domanda: collaboratori esterni e iniziative collaterali: «A oggi abbiamo circa 60 collaboratori sparsi sul territorio, più alcuni collaboratori di grande qualità sulla cultura. Come iniziative collaterali faremo una cosa importante con alcuni fumetti inediti a Natale. Da lì dovrebbe nascerne una mostra, vedremo. Inoltre facciamo ogni anno iniziative per gli animali e per l’ambiente, coinvolgendo le scuole anche attraverso momenti didattici. Sosteniamo sempre le iniziative del territorio. È importante esserci per i nostri lettori, ma anche per noi, per farci conoscere, far girare il giornale e arrivare in campi inesplorati, per farci avvicinare ai nuovi lettori».